Intervista pubblicata su L’Edicola del Sud
Lorenzo Mattioli, Presidente nazionale di Confindustria Servizi Hcfs, lancia un allarme molto preciso: c’è tempo fino all’autunno, poi le aziende saranno costrette a interrompere i servizi, molti dei quali essenziali e di pubblica utilità. E una lunga disamina la sua su come l’inflazione stia per “scaricarsi” dai fornitori alle aziende appaltatrici. Presidente, l’inflazione stringe nella morsa tante aziende del settore Servizi che hanno difficoltà rientrare nei costi. Di che numeri parliamo? «Le aziende che rappresentiamo appartengono ad un settore ‘labour intensive” dove il dato più eclatante è il numero dei lavoratori impiegati. Parliamo di una platea di più di un milione di lavoratori per un fatturato com-plessivo che vale circa 180 Miliardi, per migliaia e migliaia di aziende aziende coinvolte. il settore dei servizi essenziali e dei facility services è colpito in modo trasversale anche in tutta la filiera di comparto: dai fornitori al mondo dei distributori stimiamo che oggi i L’incremento del costo di gas ed energia è stato rispettivamente 72% e 7% in più rispetto all’ultimo trimestre del 2021 servizi erogati, soprattutto nella Pa, siano prodotti con un costo incrementato mediamente del 25% a totale carico delle nostre aziende». Insieme alle altre associazioni della categoria parlate di un possibile blocco dei servizi. Quale rischio si sta correndo? «L’aumento dei costi con l’inflazione crescente già all’8% si sovrappone alla difficoltà di ripresa post covid. Dopo il calo del 2020 abbiamo visto un aumento del volume di affari nel 2021 e speravamo che questo fosse l’anno del pareggio di bilancio e il prossimo quello della ripresa reale. Vediamo già nel secondo trimestre 2022 dati allarmanti che non lasciano molte interpretazioni su quello che succederà. E a rischio il blocco di servizi essenziali per i cittadini, come ad esempio quelli per la sicurezza e l’igiene degli ambienti e della collettività, delle scuole, dei presidi sanitari, nelle caserme o negli uffici della pubblica amministrazione: servizi ambientali, di pulizia sanificazione, di disinfestazione, di ristorazione collettiva Senza la possibilità di veder disconosciuti i costi sostenuti ad ottobre non saremo in grado di assicurare più questi servizi». Si tratta di attività che non sono state mai interrotte, neanche nelle fasi più critiche della pandemia, giusto? «Svolgiamo servizi di pubblica utilità in gran parte con le Pa. Abbiamo fornito i servizi di igiene e pulizia per mettere in sicurezza e dato da mangiare negli ospedali Covid in reparti complicati nelle scuole nelle caserme e negli ambienti scolastici. Noi, a differenza di altri servizi, non possiamo chiudere e riprendere quando tutto sarà finito. Non possiamo per contratto interrompere il servizio. E paradossale ma con umiltà e tanta professionalità abbiamo affrontato questa nuova e grave situazione grazie, soprattutto, ai nostri addetti che insieme a medici e infermieri, tra gli eroi moderni di questa pandemia». Chiedete che nel prossimo dl Aiuti venga prevista la revisione dei prezzi nel settore dei servizi e delle forniture. Anche per i contratti in essere. Può farlo un go * yerno sfiduciato, non nel ieno dei propri poteri? «Chiediamo che venga riconosciuto quello che già per i lavori pubblici è stato legiferato e previsto: “obbligo di revisione dei prezzi”. Anche per i contratti in essere. Il dl Aiuti bis attualmente in preparazione crediamo possa farlo. Aiuterebbe moltissime aziende e rientra nella ratio di questi decreti. Consideriamo che in prima battuta possono essere destinate le risorse già accantonate nei diversi tipi di contratti». Uno dei nodi più difficili da sciogliere è la crisi energetica. Quanto sta impattando sulle imprese? «L’incremento del costo di gas ed energia è stato rispettivamente del 72% e del 7% in più rispetto all’ultimo trimestre del 2021. Secondo le rilevazioni a parità di consumi, per le imprese il costo della bolletta energetica è salito nel primo trimestre del 2022 di oltre 56 milioni di euro rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Un aumento complessivo dei costi diretti che in alcuni settori ha raggiunto anche il 40%». Le aziende stanno verificando difficoltà nel reperimento delle materie prime? «Ci aspettiamo due cose: che il costo delle materie prime venga scaricato su noi dai fornitori a breve. Molti di loro hanno cercato di ponderare gli sbalzi dovuti all’inflazione e alla speculazione sino ad ora. Per quanto riguarda il reperimento delle materie prime, invece, per ora non abbiamo grandi difficoltà». Fino a quando, dal suo osservatorio privilegiato, le imprese saranno in grado di incassare il colpo sul rincaro dei costi. C’è un limite di non ritorno per l’economia? «Come detto crediamo che l’autunno sarà il punto di non ritorno. Le imprese hanno ancora capacita di reazione e adeguamento, soprattutto quelle piccole e medie, ma il fatto che siano labour intensive implica una ricaduta inevitabile sui numerosi addetti. Questo ci preoccupa molto, temiamo un impatto sociale di grandi dimensioni»